A volte basta una canzone

È il titolo di una mostra singolare, un’esperienza immersiva dedicata a uno  dei cantautori simbolo di Bologna, Lucio Dalla. Undici canzoni sono state interpretate in altrettanti grandi tele, esposte all’Archivio  di Stato di Bologna, opera dell’artista Kotè

La Fondazione Lucio Dalla e l’Archivio di Stato di Bologna hanno presentato “A volte basta una canzone. Lucio Dalla Canzoni in mostra” del pittore, urban e sound artist Kotè (al secolo Antonio Cotecchia): un’esperienza artistica e immersiva che unisce musica, pittura e tecnologia, dedicata a uno dei cantautori simbolo della città di Bologna. 

Coop Reno ha promosso questa iniziativa perché, come ha spiegato il presidente Andrea Mascherini, «il forte legame che la nostra cooperativa ha con il territorio si esprime in tante iniziative sociali locali, e altre che hanno un respiro più ampio. Un esempio è dato dall’album delle figurine del Bologna che intercetta le passioni sportive. In questo percorso di valorizzazione del territorio siamo stati felicissimi di poter collaborare con la Fondazione Lucio Dalla e, in particolare, con la sua vicepresidente Daria Grazia, non appena abbiamo saputo di questa bellissima iniziativa culturale e musicale».

IMPRESSIONI D’ARTISTA

«È una mostra – ha spiegato l’artista Kotè – di undici tele. Ho lavorato sulla parte visiva interpretando le parole e la musica di Lucio Dalla, ma non solo. “A volte basta una canzone“ è anche un viaggio che ho voluto fare a livello auditivo, perché nel dipingere ho lavorato sempre con la sua musica nelle orecchie. E lì è successa una magia, che ho voluto restituire alle persone».

L’artista ha lavorato separando la voce dalla musica e ricomponendo gli effetti sonori in 8d che trasmettono emotività, che lui ha cercato di esasperare. «Prendiamo “Felicità” ad esempio – continua Kotè –: la mia felicità è quella che in qualche modo intendeva anche Dalla, ma la mia chiave di lettura è passata da una moltitudine di persone, la felicità verso l’esterno dunque, verso le stelle che addirittura adesso cerchiamo di fotografare; mentre c’è solamente una figura all’interno del quadro che guarda verso il basso, verso sé stesso, per dire che probabilmente la felicità è più facile, forse, ricercarla dentro di sé».

Le opere uniscono l’immaginario di Dalla a quello contemporaneo, parlando di guerra attraverso Henna, di ricerca di sé stessi con Le Rondini, di violenza domestica con Chissà se lo sai – una dolcissima poesia scritta con Ron, messa in contrasto da Kotè con scene di conflitti familiari, e molto altro ancora. Ogni dipinto è accompagnato da una traccia musicale riadattata dallo stesso Kotè, che arricchisce i brani originali con inediti, creando un forte impatto emotivo.

IL PROGETTO “NO CODE”

La mostra si inserisce all’interno del progetto “No code“, il programma di iniziative che nel 2025 la Fondazione Lucio Dalla intende realizzare e promuovere nel nome e nel ricordo dell’artista bolognese. Il titolo, “No code”, è già un racconto: richiama infatti la passione di Dalla per l’arte in tutte le sue forme, e il suo impegno a sostegno del talento e dell’espressione artistica. 

Una passione così grande, e un impegno così concreto, da indurlo a dare vita a una propria galleria chiamata appunto “No code”, oltre che all’etichetta “Pressing” che ha arricchito la grande tradizione musicale bolognese. 

Ma “No code”  è soprattutto un manifesto, una dichiarazione di principio che è importante tenere presente nella narrazione della storia e della vita di Lucio Dalla: la sua avversione al conformismo e alle etichette, il suo spirito ribelle, il costante desiderio di conoscere e sperimentare che lo ha portato a concepire progetti e a cimentarsi in diversi campi, mostrando sempre nuovi e sorprendenti aspetti della sua genialità visionaria.

CURATORI E PROMOTORI

La mostra è stata realizzata nella bellissima cornice nel Chiostro dei Celestini, nell’Archivio di Stato per la prima volta aperto al pubblico. 

«Questo incontro è avvenuto proprio nell’anno successivo al 150º anniversario dell’archivio che conserva la memoria storica della città, e non poteva non aprirsi al ricordo di un’artista così importante per Bologna», ha fatto notare Caterina Fontanella, direttrice dell’Archivio. 

“A volte basta una canzone“, curata da Debora Malaponti e prodotta da ArteViva ETS con la collaborazione di Fondazione Bologna Welcome, è stata realizzata in collaborazione con il Comune di Bologna nell’ambito delle azioni di Bologna Città della Musica Unesco e con Fondazione Bologna Welcome, ha visto la partecipazione di oltre 5.000 visitatori, un successo che ha fatto prolungare le date di apertura fino ai primi di giugno e ora proseguirà in giro per l’Italia.

“Fondazione Lucio Dalla è nata dal desiderio di rinnovare la memoria dell’artista cui è dedicata realizzando, promuovendo e condividendo iniziative in campo culturale, artistico, formativo e sociale.-ci racconta Daria Grazia, Vice Presidente Fondazione Lucio Dalla- “La mostra “A volte basta una canzone. Lucio Dalla. Canzoni in mostra” rappresenta una pagina importante nella narrazione di Lucio Dalla artista e uomo che la Fondazione alimenta. Una pagina emozionante grazie alla sensibilità del giovane pittore, urban e sound artist Koté che, interpretando la forza evocativa delle canzoni di Lucio Dalla, con le sue grandi tele e le tracce musicali da lui composte ci fa immergere nella poetica di Lucio, nel suo mondo, per dare uno sguardo al contemporaneo, al nostro mondo. Ringrazio Coop Reno per il supporto a questa iniziativa che testimonia sensibilità per l’arte e per la memoria condivisa. E un grazie speciale al Presidente, Andrea Mascherini, anche per la fiducia che mi ha dimostrato accogliendo con entusiasmo l’invito a sostenere la realizzazione della mostra, contribuendo a rendere possibile la condivisione con tante persone del ricordo di Lucio Dalla e di questa grande emozione che l’arte di Kotè, nel suo nome, suscita. Spero che Coop Reno possa anche in futuro essere a fianco della Fondazione nella realizzazione di nuove iniziative nel nome e in ricordo di Lucio”.

Articolo tratto dalla Rivista Consumatori a cura di Alice Munerato